lunedì 15 ottobre 2012

Il Senatore Antonio d'Alì interviene al convegno Trivelle d'Italia

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Si è svolto al Senato il convegno Trivelle d'Italia, voluto da Greenpeace, Legambiente e WWF per segnalare i problemi derivanti dall'inquinamento marittimo causato dalle piattaforme petrolifere. Il motivo nasce da un articolo del dl Cresci Italia, che estende la zona off limits delle 12 miglia a tutta la fascia costiera per l'estrazione di idrocarburi a mare e prevede la ripartenza dei procedimenti bloccati due anni fa per la ricerca di petrolio.

Il Senatore Antonio d'Alì è tra i firmatari della richiesta di abrogazione dell'articolo 35, in quanto pericoloso per le coste italiane e in particolare quelle siciliane. Il punto è che sarebbero ben 70 le piattaforme in arrivo se il dl diventasse operativo, unendosi alle 9 già attive, mentre la quantità di petrolio da sfruttare è molto ridotta rispetto al fabbisogno globale.


Ragione ulteriore per puntare sulle energie alternative e non investire risorse preziose per l'estrazione di idrocarburi sapendo che il nostro Paese è al 49o posto tra i produttori mondiali.
Nel Canale di Sicilia piccole e grandi imprese stanno aumentando le richieste per esplorazioni off-shore, una vera e propria “corsa all'oro nero”, criticata dagli ambientalisti e da chi sa che si tratta di uno spreco di fondi. Le riserve sono destinate a esaurirsi in pochi anni, per questo il Ministro Passera deve comprendere l'inutilità di questa misura per lo sviluppo economico dell'Italia.

Il Senatore Antonio d'Alì, partecipando al convegno, ha detto che questo decreto crea delle norme eccessivamente favorevoli per le aziende che si occupano di estrazione, con royalties molto basse per lo Stato, che non tengono conto dell'alto valore ambientale delle coste e dei mari dove sono situati pozzi e piattaforme petrolifere. I benefici per il Paese sono dunque risibili e sarebbe il caso di impegnarsi su altri fronti per far ripartire la crescita, anziché sacrificare le ricchezze naturali, finora poco valorizzate.

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